domenica 6 dicembre 2009

Dalla Restaurazione al '700 (Secondo)

In ambito storiografico, l’opera che con maggiore completezza interpretò e sviluppò la tendenza razionalistica e laica fu Declino e caduta dell’impero romano (1776-1788) di Edward Gibbon, a lungo ritenuto insuperabile modello di prosa. Le fasi successive relative all’evoluzione del gusto letterario nel periodo della Restaurazione e nel XVIII secolo furono profondamente segnate dalle figure di Dryden, Pope e Johnson, che contribuirono all’affermazione della tradizione classica nella letteratura. Il periodo nel suo complesso viene definito età augustea o periodo neoclassico. La poesia di John Dryden, con i suoi toni maestosi e lo stile improntato a razionalità, misura e controllo delle emozioni, influenzò profondamente la poesia della Restaurazione. A lui si deve il perfezionamento del distico eroico, ripreso in seguito da Pope, che divenne la forma metrica più frequente nella composizione di lunghi poemi. La fama di Dryden è legata ad alcuni poemi satirici che testimoniano il gusto dell’epoca per la satira, sia religiosa sia politica, attraverso la quale si denunciavano e si mettevano in ridicolo le convinzioni, i pregiudizi e la disonestà degli avversari. Al centro della sua opera resta però la produzione drammatica, alla quale si dedicò dal 1663 e nella quale trovò, grazie al consenso di un vasto pubblico, una sicura fonte di guadagno. Nei drammi eroici La conquista di Granada (1670) e Tutto per amore (1678), Dryden esemplificò i caratteri dominanti del teatro della Restaurazione, anche se talvolta, per ottenere maestosi effetti scenici, sacrificò il realismo della caratterizzazione e cedette a una stravaganza, talvolta gratuita, di trame e situazioni. Maggiore successo ebbe la commedia della Restaurazione, più raffinata anche se meno vigorosa della commedia di Ben Jonson, che ne costituì il modello. L’autore più celebre fu William Congreve, che prese in esame, con atteggiamento distaccato e pungente spirito satirico, le ambizioni borghesi e le convenzioni sociali aristocratiche. La frequente amoralità delle situazioni e il vuoto sentimentalismo nel quale si risolvevano le tensioni emotive furono criticati già nel periodo in cui il genere ebbe maggior fortuna, e determinarono vivaci reazioni. Alla prosa limpida e libera di Dryden fece da controcanto quella di Samuel Pepys e John Bunyan. Il primo, alto ufficiale dell’ammiragliato, fu autore di un celebre Diario (trascritto e pubblicato postumo nel 1825, ma integralmente solo a partire dal 1970). Il testo è uno straordinario documento della vita e dei costumi del popolo e della corte nel periodo della restaurazione monarchica, ma anche una spregiudicata rivelazione degli aspetti più intimi e segreti della vita dell’autore. Di tono molto diverso sono le opere di John Bunyan, predicatore puritano, la cui narrazione allegorica intitolata Il viaggio del pellegrino (1678-1684) ebbe fino al XIX secolo, nei paesi di lingua inglese, una popolarità e una diffusione pari a quella della Bibbia. Nel periodo compreso fra il 1700, anno della morte di Dryden, e il 1744, anno della morte di Pope, mentre il gusto classico raggiungeva il suo apice, cominciarono a manifestarsi nuove tendenze. La poesia di Dryden, maestosa e sublime, ma rispettosa delle regole di decoro e buon gusto e memore della lezione dei classici greci e romani, ebbe il suo ideale prosecutore in Alexander Pope. Più di ogni altro poeta inglese, egli si adeguò al principio secondo il quale la forza espressiva del genio poetico deve manifestarsi solo in forme rigorosamente equilibrate e controllate dalla ragione. La sua maestria verbale e ritmica, la grazia e l’armonia della sua poesia, la naturalezza e la spontaneità della sua prosa rimasero a lungo insuperate. Pope fu celebre per le sue satire, soprattutto Il ricciolo rapito (1712 e 1714), e per importanti saggi, tra i quali il Saggio sull’uomo (1732-1734), dai quali emerge la sua convinzione che la poesia debba essere modellata sulla natura. Nella concezione di Pope, l’arte non è altro che la percezione e la presa di possesso della realtà naturale da parte di menti razionali. La grande poesia, che per lui coincide con quella dell’antichità, ritenuta il modello più perfetto al quale riferirsi, è quindi sublime esercizio di interpretazione razionale del mondo.
In quest’epoca, in cui i criteri estetici erano sottoposti al controllo dell’intelletto e della ragione, fu scritto un gran numero di opere in prosa. Uno dei più grandi autori fu Jonathan Swift, come Pope autore di spietate satire in cui la profonda e pessimistica riflessione sulla stupidità e malvagità umana si contrappone alla critica sociale dei suoi contemporanei. La sua opera più celebre è I viaggi di Gulliver (1726), in apparenza semplice racconto di paradossali avventure in luoghi fantastici, ma in realtà spietata disamina dei difetti dell’umanità.
Altri autori importanti per la qualità della loro prosa sono Joseph Addison e Richard Steele, iniziatori del giornalismo letterario e fondatori del celebre “The Spectator” (1711-1712; 1714), nel quale pubblicarono quotidianamente saggi destinati a innalzare il livello di cultura e di impegno civile dei loro lettori. L’accento posto sul pubblico decoro e sulla rettitudine individuale e l’amabilità con cui si rivolsero al pubblico sono esempi della loro distanza dalla fredda indifferenza e frequente licenziosità di molta letteratura della Restaurazione, soprattutto della commedia. Un giornalismo d’altro genere è rappresentato dal lavoro di Daniel Defoe, avventuriero, agente segreto, giornalista e libellista, autore del celebre romanzo Robinson Crusoe (1719), in cui si narrano le avventure di un naufrago su un’isola deserta. Lo straordinario successo di quest’opera fu determinato, oltre che dalla fortuna di cui godevano i racconti di viaggio, dallo stile semplice e dalla creazione di un eroe nel quale la classe media inglese poteva riconoscersi. Nell’età di Samuel Johnson, tra il 1744 e il 1748, nuove tendenze letterarie cominciarono rapidamente ad affermarsi. Lo sviluppo del classicismo e il conservatorismo letterario rappresentarono un’azione di retroguardia contro la tendenza al sentimentalismo degli autori che preannunciavano il romanticismo. Johnson continuò in poesia la tradizione di Pope, ma la sua fama è legata alle opere in prosa e soprattutto al suo grande dizionario della lingua inglese (Dictionary of the English Language, 1755), che lo consacrò tra i più eminenti lessicografi del suo tempo. Scrisse anche un racconto filosofico, Rasselas (1759), in cui si avverte l’influenza di Swift e Voltaire. Nel divario tra lo stile di Johnson e quello dello “Spectator” si riflette la differenziazione sempre più marcata fra gusto neoclassico e nascente estetica romantica.
Una strana commistione di vecchio e nuovo è rintracciabile in Oliver Goldsmith. La sua fama è legata a due opere: il romanzo Il vicario di Wakefield (1766), che nacque come satira del sentimentalismo allora in voga ma che, nel corso della stesura, deviò dalla vena umoristico-satirica per avvicinarsi a quello stesso gusto che l’autore intendeva criticare; e la commedia E lei per conquistar si sottomette (1773), dove Goldsmith – come in seguito avrebbe fatto Richard Sheridan in La scuola della maldicenza (1777) – utilizzò con ben maggiore decisione i toni della satira. Il villaggio abbandonato (1770), sebbene ancora influenzato da Pope nella forma, prelude al romanticismo nei contenuti.
Segni di questo passaggio verso una nuova sensibilità possono essere colti, in ambito poetico, nelle opere di William Cowper e Thomas Gray. Già nell’Elegia scritta in un cimitero di campagna (1751) di Gray, la tendenza a coltivare una sensibilità assorta e melanconica, il momentaneo abbandono del distico eroico e, in generale, l’interesse per il Medioevo piuttosto che per i classici, suggerivano una svolta negli interessi e nel gusto poetico. Grande forza espressiva si ritrova nella poesia dello scozzese Robert Burns, che, seppure in modo diverso dai poeti precedenti, fu altrettanto importante nella cultura preromantica. Nelle sue composizioni, spesso scritte sulle arie di antiche ballate popolari, l’uso del dialetto scozzese contribuì ad accentuare quell’istintiva naturalezza poetica che i romantici avrebbero tanto apprezzato.
Negli stessi anni si sviluppava il romanzo, che si rivelava una forma letteraria complessa e poliedrica. Alle narrazioni picaresche di Defoe e al corrosivo sarcasmo delle opere di Swift seguirono i romanzi sentimentali di Samuel Richardson, che ottennero ovunque un enorme successo, e quelli più avventurosi di Tobias Smollett e Henry Fielding, al quale si deve Tom Jones (1749), grande opera in cui si fondono perfettamente studio di costumi, avventura e satira sociale. Uno dei capolavori di questo periodo fu Tristram Shandy (1759-1767), di Laurence Sterne, romanzo che testimonia una vivace e appassionata sperimentazione delle forme narrative e, proprio per la sua originalità, si colloca al di fuori delle consuete categorie romanzesche.

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